SIRENE nasce dalla consapevolezza che il concetto di femme fatale è una manovra per contenere la diversità, esorcizzandola in una forma diabolica e dannata.
Le Sirene sono condannate, portano rovina. Il corpo della donna non è un mistero, il binomio Natura Cultura non è più sufficiente né sostenibile: le Sirene non esistono, sono un fantasma torbido che risponde ad un immaginario che mantiene il corpo della donna prossimo alla terra e alla rimozione.
È una cultura lacerata quella che produce il “mostro” della femme fatale e fa trapelare gli incubi di una società dai valori incerti, in cui il corpo e la mente trovano a stento un’unità d’intenti. Le Sirene esistono, tutte le donne potenzialmente lo sono. Luogo della nascita: il fondo del mare, l’abisso. Non vi è possibilità di sentire il canto sott’acqua, bisogna emergere e farsi ascoltare. Esclusa per lunghissimo tempo dal palcoscenico, la donna è la grande assente poiché è rimasta nel mare impura e fatale: una maschera sul volto e la donna, ricettacolo di lascivie, veniva sostituita. Sirene capaci di interferire sul proprio avvenire, portatrici di rivoluzione, golose e allegre, devote al piacere in un rapporto creativo con la loro esistenza. Figlia delle profondità del mare, è figura di una “ragione più alta”, estranea all’ordine esistente; Ondina conserva delle sue origini l’imprendibilità del vento e dei moti ondosi, la familiarità con il linguaggio dell’acqua e, grazie a tale sua natura, volta le spalle e andandosene pronuncia un monologo d’addio.
Per quel tuo cuore
che io largamente preferisco a ogni burrasca