Sua madre era una naiade, ninfa d’acqua dolce.
Quando era molto piccola suo padre Icario, re di Sparta diede l’ordine che venisse gettata in mare ma l’acqua era per nascita la sua alleata. A salvarle la vita fu uno stormo di anatre striate di rosso, da qui il suo nome: Penelope, l’anatra.
Di lei si dice per forza che fu bella ma con certezza che fu intelligente, molto intelligente.
A quindici anni si è dovuta sposare. Il suo matrimonio fu con Odisseo, con il quale partì verso Itaca decisa a iniziare una nuova vita.
Penelope dunque fu ‘anche’ la sposa di Odisseo, l’eroe greco partito per la guerra di Troia e tornato a casa venti anni dopo mentre il suo regno di pietra era invaso dai proci.
Penelope, determinata a non sposare nessuno di quegli uomini ha un’idea: e fa e disfa e fa e disfa la trama complicata di un sudario. Regina senza re e senza regno, resasi libera nel segreto delle stanze muliebri è una donna che si separa, che sospende il potere dei padri.
A narrare abbiamo scelto le più care a Penelope: le inseparabili dodici ancelle, impiccate. Che cosa hanno fatto? Quale è la loro colpa?
Ora che tutti hanno parlato, è giunto il suo turno.
L’acqua non oppone resistenza.
L’acqua scorre.
Quando immergi una mano nell’acqua senti solo una carezza.
L’acqua va dove vuole andare e niente le si può opporre.
L’acqua è paziente.
Ricordatelo, bambina mia.
Ricordati che per una metà tu sei acqua.
Se non puoi superare un ostacolo,
giragli intorno come fa l’acqua.